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Immagine del redattoreMarco Carione

Resilienza 4


Resilienza definizioni

Ve ne sono diverse, che possono rimandare a 2 tipi di reazioni di adattamento:

1. lo sviluppo normale a dispetto del rischio e la rinascita dopo aver subito un trauma

2. la resilienza designa l’arte di adattarsi a situazioni avverse (condizioni biologiche e sociopsicologiche) e di sviluppare capacità collegate sia a risorse interne (intrapsichiche) sia esterne (ambientali, sociali, affettive) che permettono una buona costruzione psichica e un buon inserimento sociale

Per B. Cyrulnick è la capacità di riuscire a vivere e a svilupparsi positivamente, in modo socialmente accettabile, a dispetto di uno stress o di una avversità che comporta un rischio grave di un risultato negativo. La resilienza si riferisce a un processo complesso risultante da un’interazione tra la persona e il suo ambiente. Perché ci sia resilienza occorre sia avvenuto il confronto con un trauma o un contesto traumatico, occorre un percorso di rivisitazione della propria storia, non in chiave autobiografica ma attraverso azioni educative, incontri, scambi, occasioni di crescita. Il percorso può essere molto lungo e può richiedere molto tempo.

Ci vorrà tempo prima di esplicitarlo, per molto tempo potrà rimanere nel profondo, nell’intimo. Ci vorrà tempo prima di potercisi confrontare.

Quando si riesce a trasformare in dialogo, in racconto e in apprendimento un’esperienza difficile, si dà senso alla sofferenza, comprendendo, a distanza di anni, come si è riusciti a trasformare il dolore.

La caratteristica di una persona resiliente è l’ossimoro: sofferente e speranzoso, ferito ma resistente.


Meccanismi di difesa (bambino)

ü Scissione: l’Io si divide in una parte socialmente accettata e in una parte nascosta che si può esprimere per vie indirette e inaspettate

ü Negazione: banalizzare una ferita dolorosa o non vedere una realtà pericolosa

ü Fantasticare: permette di sognare quando la realtà è triste

ü Intellettualizzazione: permette di prendere le distanze da situazioni e relazioni troppo coinvolgenti

ü Astrazione: permette di dominare o di evitare l’avversario attraverso la ricerca di leggi generali

ü Umorismo: trasformare una situazione pesante in euforia (vedi la Vita è bella)

«Essere resilienti non significa non incontrare la vulnerabilità o il dolore. Le cicatrici rimangono. Non si tratta di eliminare la sofferenza, quanto di integrarla con gli elementi-risorse che sono insiti in ogni persona».

Il trauma diventa parte integrante della persona, ma potrà proseguire il suo sviluppo. Se questo è quello che succede siamo in presenza di resilienza.

Compito dei genitori, degli insegnanti, degli operatori della presa in carico e cura è in primo luogo credere che questo sia possibile.

Racconta Laura[1], mamma di una bambina morta a causa di una malattia degenerativa: dopo aver toccato il fondo, non mi restava altra possibilità, continuare a stagnare nella mia condizione di passività e di dolore o trovavo una via di uscita. Per molti mesi mi sono sentita estremamente vulnerabile, non sono tornata al lavoro, non riuscivo ad accettare di vivere senza di lei, il mio rapporto con mio marito si era radicalmente trasformato e nulla sembrava avere più significato. Ho avuto bisogno di tempo, di aiuto da parte di uno specialista, di amici su cui contare e la possibilità di convogliare le mie energie su di un progetto estero. Ringrazio le insegnanti di mia figli e i genitori dei suoi compagni che hanno saputo aspettare, ascoltare e continuare a coinvolgermi nelle attività della scuola. Attualmente mi sento meglio, anche se continuo a convivere con il dolore di avere visto terminare una vita che aveva riempito per anni le mie giornate e dato senso alla mia famiglia; sono in attesa di una altro bambino e svolgo attività di volontariato in un servizio di aiuto a genitori di bambini con disabilità

Nei momenti di rottura si possono vivere:

Confusione, spaesamento, rabbia, odio, collera, tristezza, delusione, solitudine, disturbi psicosomatici ecc.

Crescere implica anche entrare in crisi.

Trauma

Il trauma colpisce tutti, ognuno ha avuto un’esperienza traumatica:

trauma fetale, trauma da parto, perdita di un parente o membro della famiglia, malattie, febbri, avvelenamenti accidentali, abuso sessuale, fisico ed emotivo, abbandono, percosse, assistere a episodi di violenza, incidente stradale, interventi chirurgici, immobilità prolungata, ingessatura di gambe o del busto per vari motivi, sciagure naturali come alluvioni, terremoti, incendi, guerre, torture, esplosioni di mine, attentati.

Gli eventi traumatici possono comportare traumi e generare deficit (psicofisisci) congeniti o acquisiti, permanenti o precari e determinare disabilità e una condizione e situazione di vulnerabilità. Può capitare di non avere la consapevolezza di essere traumatizzati. La negazione è un costume comune nella nostra società.

Gli effetti traumatici possono non manifestarsi subito dopo gli incidenti che li hanno provocati. I sintomi possono restare latenti, accumularsi per anni e decenni e fare la loro comparsa a seguito di un altro incidente o in un periodo difficile. Un avvenimento apparentemente poco importante può generare una crisi improvvisa simile a quella causata da un evento catastrofico


Attualmente le reazioni riscontrate in soggetti di qualsiasi età che si sono trovati a vivere situazioni o avvenimenti traumatici sono conosciute come PTSD con le seguenti caratteristiche

- Flashback

- Iperattività neurovegetativa (pallore, sudore, tachicardia…)

- Obnubilamento degli effetti del trauma ed evitamento di tutto ciò che si collega

Nei bambini i sintomi post-traumatici possono trasparire nei comportamenti e nel corpo: cecità temporanea o mutismo, risvegli angosciosi, agitazione psicomotoria, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, difficoltà di apprendimento, riduzione dell’attività di gioco, ritardi nello sviluppo e anche attraverso la negazione degli eventi traumatici, regressioni psicoaffettive e comportamentali, anestesia affettiva e tristezza, depressione

La capacità di reagire può essere legata a diversi fattori:

- Natura dell’evento (intensità, durata

- Contesto di vita (presenza/assenza di una rete di sostegno)

- Caratteristiche individuali: risposta personale di fronte all’evento

- Le competenze: capacità apprese, abilità, consapevolezza di essere in grado di affrontare la situazione

- Risorse

- Stima e fiducia in se e negli altri

- Progetto o compito da portare avanti

- Storia di successi o fallimenti

Ruolo cruciale è svolto dai tutori di resilienza e ambiente (famiglia, comunità, società, professionisti)

All’aumentare dei fattori di rischio aumenta la vulnerabilità

Fattori di rischio: situazione familiare compromessa (patologie psichiatriche, litigi, decessi di uno o entrambi i genitori, assenza del padre o della madre, violenze, divorzi alcolismo, tossicodipendenza, malattia cronica…; fattori sociali e ambientali (povertà, assenza di lavoro, migrazioni, isolamento)

Problemi di salute del bambino o della famiglia: disabilità, sofferenza neonatale, deficit cognitivi, fisici, malattia grave; minacce vitali per il bambino e famiglia (guerre catastrofe, deportazione, torture…)

Comportamenti problematici derivano dalla combinazione tra fattori di rischio e fattori di protezione.

Fattori di protezione individuali (temperamento, età giovane, essere femmina prima dell’adolescenza, essere maschio durante l’adolescenza, QI elevato, capacità di riflessione, senso di autoefficacia e autostima, sentimento di empatia, locus of control interno, humor, carisma)

Fattori di protezione familiare ( calore, coesione, interesse, armonia)

Fattori extrafamiliari (nonni, successi scolastici…)

Fattori di sostegno (servizi sociosanitari ed educativi, insegnanti e educatori benevoli)

Divenire resilienti

«La costruzione della resilienza non può essere riassunta con delle tecniche e degli strumenti. Essa si sviluppa in relazione a un contesto e a situazioni specifiche […] tale consapevolezza non esclude, d’altronde, la definizione di alcune strategie e modalità per promuovere una riorganizzazione positiva. È opportuno distinguere»[2]:

1. Le azioni che possono facilitare la capacità o il processo di resilienza antecedenti il momento in cui ci si trovasse a dover vivere una situazione di crisi e a poter sviluppare la capacità di far fronte, resistere, costruire e riorganizzare

2. Le strategie che possono favorire la costruzione della resilienza nel momento in cui si vive una situazione di svantaggio

I Wolin, citati in Malaguti, individuano 7 elementi che si sviluppano in modo differente fra bambini, adolescenti e adulti:

1. Assunzione di consapevolezza: identificare i problemi, le risorse e cercare soluzioni personali

2. Indipendenza: stabilire limiti, confini tra se e le persone vicine, prendere le distanze da ciò che manipola e interrompere relazioni negative

3. Relazioni: sviluppare relazioni soddisfacenti, scegliere interlocutori positivi

4. Iniziativa: trovare piacere nello svolgere attività costruttive, dominare il proprio ambiente

5. Creatività: uso dell’immaginazione, ampliare lo sguardo

6. Humor: diminuisce la tensione interiore, scopre la dimensione comica nonostante la tragedia

7. Etica: guida l’azione nelle scelte, favorisce la compassione e l’aiuto reciproco

Queste tappe possono aiutare gli insegnanti, educatori, psicologi, genitori ad attivare risorse e forze all’interno della storia del bambino e dell’adolescente, per oltrepassare i problemi e affrontare gli ostacoli che possono sembrare insormontabili[3]. Per Cyrulnik è importante prendere in considerazione la dimensione dell’attaccamento che se sicuro determina possibilità di evoluzioni favorevoli o di sviluppare resilienza in caso di eventi traumatici.

In sintesi:

la possibilità di divenire o meno resilienti dipende dal patrimonio genetico, dalle circostanze, dai messaggi che si ricevono, dai legami di attaccamento, dal livello di sicurezza percepito, dalle relazioni, dalla creatività, dalla condizione di salute, dall’ambiente in cui ci si trova, dalla possibilità o meno di interazioni con persone positive e responsabili, dalle circostanze politiche, religiose, sociali e culturali in cui si cresce e ci si sviluppa.

Costruire la resilienza comporta:

- La sua accettazione: esiste da sempre, scoprire in se stessi cosa ha portato a sopravvivere, resistere, trasformare, costruire…

- La sua conoscenza: attraverso studi, letture, racconti, filmati, riflessioni, esperienze…

- Professionalità: formarsi

- Cambiamento culturale: centrarsi sulle risorse

- Investire risorse

- Riferimenti teorici, metodi, strumenti

- Progetti

- Tutori di resilienza


[1] Malaguti E., p.56 [2] Malaguti E., p. 171 [3] P. 173

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